Soft girl, Visco e l’estetica di Summertime la serie di Netflix

Soft girl, Visco e l’estetica di Summertime la serie di Netflix

Partiamo da un assunto scontato: ogni generazione ha il suo stile o, quasi sempre, più di uno che identifica gruppi e sottogruppi sociali con valori di appartenenza ed elementi di riconoscibilità. Anche la generazione Z (i nati all’incirca tra il 1997 e il 2012) non fa eccezione. Esattamente come negli anni passati abbiamo avuto gli hippie, i paninari, il grunge, gli emo, gli hipster e molti altri che ci raccontano l’appartenenza a una collettività che non si esaurisce nel look, ma rappresenta una scelta di vita. Gli stili delle nuove generazioni si dividono in Soft girl (Soft boy nel caso dei ragazzi), Vsco ed E-girl

Non potrò essere esaustiva in un articolo sui tre gruppi di appartenenza delle ragazze, ma li riassumo qui aiutata da un articolo del The Guardian dal titolo TikTok’s soft girls: could a hyper-cute aesthetic be a symbol of empowerment? L’aspetto interessante di questo articolo è la domanda di fondo: le Soft girl con i loro colori pastello, i loro glitter, la loro estetica “dolce” sono un ritorno indietro delle tematiche femministe? Ovviamente no, perché recuperare un’estetica da “brava” bambina non significa rinnegare una cultura basata sulla parità dei sessi, è la dimostrazione che per le nuove generazioni certi diritti acquisiti grazie alle lotte femminili sono considerate spesso scontate. Se c’è un rischio è, semmai, quello di dimenticare non di avere quei diritti, ma come sono stati conquistati. E soprattutto non va dimenticato che il gender gap è lontano dall’essere colmato e c’è ancora tanto da fare, anche senza arrivare ad atti estremi e rivoluzionari come in passato. Ricordare la storia è fondamentale, senza impedire però che l’estetica di oggi riabiliti quella “dolcezza” che è sempre stata attribuita alla donna come stereotipo. 

Le Soft girl. Se c’è un aggettivo che le connota non è semplicemente l’italiano dolce, ma l’inglese cute. Le Soft girl amano i glitter e i colori pastello. Uno dei loro valori è senza dubbio il girl power in una versione meno ostentata, dura e pura ma soft, appunto, e ugualmente forte. Il trucco è fiabesco e infantile, il blush sul naso e sulle guance rigorosamente rosa, le labbra e la pelle glossy. Possibili anche le lentiggini disegnate sopra al blush. Tra i brand più noti l’inglese Mingalondon anche se è all’Oriente che guarda questa estetica soft e in particolare ai manga e ai k-drama. Ne abbiamo parlato in questo articolo di Cosmopolitan.it.

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Le Vsco. Più conosciute delle prime, le Vsco scelgono un look più comodo e confortevole, ampie felpe e shorts, salopette, sneakers e tante collanine, conchiglie ed elementi naturali perché una dei loro valori è proprio l’ecologia. I brand più amati sono Brandy Melville e Urban Outfitter: ne parliamo in questo articolo di Cosmopolitan.it. Icona e rappresentante di questa estetica è Billie Eilish. Attente al beauty naturale, la nail art è una delle loro passioni. 

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Le E-girl. Per semplificare potremmo dire che sono le emo del mondo digital, ma ovviamente non è una definizione esaustiva. Hanno elementi dark e punk che mancano alle soft girl e quindi l’uso di colori più cupi, non solo il nero, ma anche il blu, il rosa più forti (e non pastello appunto) croci, catenine e piercing. Spesso sfoggiano disegni sul viso come stelline o il trucco occhi lungo come un’ala e usano il blush sul naso. Anche per le E-girl il mondo orientale soprattutto delle anime è un’ispirazione per la loro estetica. Tra queste tre estetiche c’è anche contaminazione, le acconciature per esempio: Soft girl e E-girl usano spesso l’acconciatura dei doppi bun, o le onde. Tutte si esprimono ampiamente su Instagram e Tik Tok.

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Perché ho citato l’estetica di Summertime, la serie estiva di Netflix

Quello che mi ha colpito in particolare di Summertime, la serie Netflix tutta italiana, non è stata la storia, ma i colori dell’ambientazione e la fotografia. La scelta estetica di questi elementi è estremamente curata. Impossibile non notarli. Perché l’ho associata a questi look? Perché ci vedo una vicinanza espressiva. Quel filtro vintage in un’estetica molto definita, colori netti, a volte pastello e a volte più forti. Le righe, gli shorts, i costumi interi, trasportati in una riviera romagnola che certo non ha nulla a che fare con gli anima e i k-drama. La serie mi ha fatto pensare all’estetica della genZ e al vago sentore di una tendenza molto più diffusa e sentita nella realtà rispetto a quello che pensiamo, insomma non è solo dentro Tik Tok o Instagram. 

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