Abbiamo mille contatti, ma chi ci ascolta?

L’articolo esplora il paradosso della solitudine in un mondo sempre connesso. Nonostante la costante presenza digitale, molte persone si sentono più isolate. Il report 2025 dell’OMS evidenzia che una persona su sei ha vissuto solitudine, con effetti negativi sulla salute.

Si analizzano i cambiamenti sociali: l’aumento delle donne single e autonome, la solitudine maschile ancora poco visibile, e la condizione di anziani e giovani. Il testo invita a ripensare il senso della “connessione” e a immaginare nuove forme di legame e appartenenza nella società contemporanea.

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Riprendersi il tempo. Per una nuova ecologia del lavoro cognitivo

Cos’è la Slow Productivity e perché può rivoluzionare il modo in cui lavoriamo?
La filosofia di Cal Newport propone un nuovo approccio al lavoro cognitivo: fare meno per fare meglio, seguendo tre principi chiave – ridurre i progetti attivi, lavorare a un ritmo naturale, essere ossessionati dalla qualità. In un contesto dominato dalla frenesia e dal burnout, la slow productivity offre una strategia concreta per ottenere risultati sostenibili, riscoprendo attenzione, significato e benessere.

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Dall’ufficio al “sé produttivo”: identità e lavoro nell’era dell’automarketing

In un mercato che chiede visibilità continua, l’identità professionale diventa una narrazione da costruire e aggiornare nel tempo. Questo articolo esplora il rapporto tra lavoro, storytelling di sé, self branding e ricerca di autenticità, con una riflessione su come cambia il modo di raccontarsi a 30, 40, 50 anni. Un’analisi sociologica e personale su cosa significa oggi “essere riconoscibili” nel lavoro, senza snaturarsi.

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Essere in ritardo (ma interi) rispetto a chi?

In un mondo che celebra la precocità e il successo rapido, i late bloomer rompono la narrazione dominante. Non sono in ritardo, ma in sintonia con un tempo interiore più profondo. Proviamo a esplorare il valore filosofico e sociologico di chi fiorisce tardi nella vita, riflettendo sulla libertà di non seguire i tempi imposti dalla società. Perché fiorire tardi non è un difetto: è una forma di resistenza silenziosa e autentica.

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