Raising Barriers by Zoeann Murphy, un racconto di visual journalism dal 2016 al 2020

Raising Barriers by Zoeann Murphy, un racconto di visual journalism dal 2016 al 2020

Zoeann Murphy è una visual journalist del Washington Post per il quale copre argomenti ambientali e disastri umanitari sviluppando uno storitelling per immagini. Mi è capitata recentemente nel feed di Instagram con un post del World Press Photo che mostrava le clip di uno dei lavori più significativi che Zoeann Murphy conduce da alcuni anni.

Si tratta di un lavoro che ha avuto anche numerosi riconoscimenti: “Raising Barriers”, un film multimediale interattivo prodotto insieme a un team di scrittori e designer del The Washington Post. 

“Per questo progetto ho lavorato da otto paesi in cui abbiamo esaminato gli impatti delle barriere al confine sulle comunità che vivevano nella loro ombra. Le prime due diapositive provengono da un campo profughi improvvisato a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia. Il terzo proviene dal confine tra Stati Uniti e Messico “. dice Murphy.

“Le ultime due clip sono di gennaio 2020 in Arizona, dove l’amministrazione Trump sta costruendo un muro al confine tra Stati Uniti e Messico”.

“Da quando ho realizzato Raising Barriers, ho continuato a coprire storie di confine. La quarta diapositiva è di gennaio 2020 all’Organ Pipe Cactus National Monument in Arizona, dove Laiken Jordahl, di @centerforbiodiv, mi ha detto che la costruzione del muro di confine è stata devastante per le persone nella regione e per l’ecosistema in cui minacciava due specie in via di estinzione.

Sebbene il presidente Trump non sia riuscito a completare il suo muro al confine, è stato in grado di costruirne più di 400 miglia. L’ultima diapositiva è stata girata a gennaio a Yuma, in Arizona, e mostra le dimensioni del muro in costruzione dove una volta c’era solo una barriera per auto”. dice Murphy.

“Raising Barriers” ha vinto il 1 ° premio nella categoria Innovative Storytelling del Digital Storytelling Contest 2017 del World Press Photo. E nel nel 2019 Zoeann Murphy ha ricevuto il Ben Bradlee Award for Courage in Journalism, un premio che lo stesso The Whashigton Post ha creato nel 2014 in onore del suo giornalista.

Vedere questo reportate è un’esperienza digitale e lo so si può fare anche nella versione free sul sito.

Quello che si può imparare su come fare visual journalism dal lavoro di Zoeann Murphy è fondamentale, ma soprattutto è chiaro che un lavoro giornalistico multimediale non nasce e finisce nel giro di qualche mese, si sviluppa nel corso degli anni, perché segue il tema e finché ci sono elementi nuovi da raccontare. È un continuo aggiornarnamento e questo comporta per il lavoro del giornalista lo specializzarsi, non da ultimo il costo di un lavoro che dura anni. Si lavora a un progetto finché il racconto ha solo aggiornamenti residuali per cui si può ritenere il lavoro investigativo concluso. 

Ci dice anche che questo tipo di giornalismo va supportato, che se vogliamo vederlo dobbiamo dimostrare il nostro interesse, non può essere un servizio distratto che passa in tv o sul web. Va pagato dal lettore stesso (anche se in questo caso il reportage è visibile anche nella versione free, ma qui entra in ballo il sistema economico digitale su cui c’è molto da sperimentare). Tra i vari strati dell’informazione, dalla news al reportage, l’approfondimento resta sempre un punto di riferimento per conoscere la realtà. Questo lavoro multimediale, iniziato nel 2016, è ancora attuale, visibile, consultabile, utile per conoscere la realtà in cui siamo immersi. E bello, visivamente emozionante, riccamente informativo.

In questo articolo di Medium del 2016 si parla di come il reportage di Murphy e del suo team ridefinisca il modo in cui si raccontano le storie, coinvolgendo tutti i piani narrativi del digitale. Diviso in tre parti, Raising Barriers racconta le controversie vite ai confini di 8 paesi nel mondo. Un progetto che si basa su testo, video e immagini, un racconto completo e complesso su più livelli per leggere la realtà multistrato. Il che vuol dire che un lavoro multimediale di questo tipo nell’era digitale è come un libro che puoi consultare dopo anni e in cui siamo in grado di trovare una chiave di lettura sempre attuale. 

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