3 libri sulla paura che ve la faranno apprezzare

3 libri sulla paura che ve la faranno apprezzare

Dall’estate prima della pandemia ho iniziato a leggere alcuni libri sulla paura, perché la paura è un’emozione che per un certo periodo aveva catalizzato la mia mente. 

Compiuti i 40 anni ho iniziato a realizzare di avere paura di morire e, contemporaneamente, ho iniziato un’attività che di paura me ne ha suscitato e suscita tuttora tanta e cioè l’equitazione. 

A un certo punto mi sono trovata a fare i conti con questa emozione naturale e ho deciso di conoscerla. Quando è arrivata la pandemia ero nel pieno delle mie letture e perciò il 2020 è stato anche un banco di prova di quanto ho capito. 

3 libri per affrontare la paura

Il primo libro letto in ordine cronologico è stato Emozioni, istruzioni per l’uso di Giorgio Nardone. “La paura è l’emozione più potente, essendo connessa all’istinto di sopravvivenza”, scrive Nardone. Non solo: è anche la più frequente. La paura ha una brutta fama, in realtà va rivalutata e considerata una risorsa più che un limite. 

Scrive Nardone: “Questa risposta paleoencefalica attiva reazioni nell’ordine dei millesimi di secondo, cosa che nessuna intelligenza artificiale o computer riesce a fare. È ciò che ci permette di schivare un bambino che attraversa improvvisamente la strada davanti alla nostra auto o che consente a un atleta di realizzare una performance straordinaria”.

Spesso per smettere di provare paura invece di affrontarla, la evitiamo. Mentre Nardone ci spiega come, al contrario, “non vada repressa ma utilizzata al meglio”. Farlo con un esperto prima che diventi panico è una possibile soluzione. In pratica “il modo più efficace per azzerare la paura scatenata da quelli che la mente moderna interpreta come sintomi minacciosi consiste nell’esasperarli volontariamente anziché reprimerli”. Si tratta di evocare “le peggiori fantasie” per svuotarle della paura stessa. 

“La paura si annulla nei suoi stessi eccessi”. Cioran

Il secondo libro che ho letto è La notte non fa più paura di Kathryn Mannix. Seguendo l’esercizio di Nardone in modo poco ortodosso, invece di evitare di pensare alla morte, ho letto un libro che mi spiega esattamente come avviene. Sottotitolo “Riflessioni sulla morte come parte della vita”. Perché alla fine la morte è un tabù ed è per quello che fa più paura. 

“Il fatto che ogni giorno che passa sia come un conto alla rovescia rende ogni singolo istante un dono inestimabile. Vi sono solo due giorni che durano meno di ventiquattro ore nel corso di una vita, posti come dei fermalibri all’estremità della nostra esistenza; uno lo celebriamo ogni anno, ma è l’altro a rendere la vita più preziosa”. 

Il terzo libro che ho letto è La paura, La tua migliore amica di Alexander Huber. Chi meglio di uno scalatore e alpinista mi può spiegare cos’è la paura, quella che lo ha salvato e molto spesso aiutato a vincere sulla montagna. 

10 frasi di Huber che ti fanno vedere la paura in modo diverso

  1. “La paura non merita una fama così negativa, e viene ingiustamente affiancata al perdente, mentre è esattamente il contrario: il coraggio presuppone la paura”.
  2. “Nel nostro mondo non esiste l’assenza totale di rischio, e d’altronde nessuno è mai andato lontano senza rischiare. Senza rischio non si scoprono nuovi orizzonti”. 
  3. “Questa è l’arte del decidere: prima è importante dubitare, riflettere, analizzare, magari avere anche un po’ paura. Ma quando il processo si è concluso, quando la decisione è presa, allora si va avanti, fino in fondo!”.
  4. “Avere un avversario che fa paura è importante per tutti, […] L’individuo non cresce solo grazie a se stesso”. 
  5. “Più coltiveremo l’aspirazione a una vita privata delle paure, più correremo il rischio che le paure ci sorprendano”. 
  6. “Penso che la paura di fallire sia difficile da curare. È una caratteristica innata di molti individui. Nella mia carriera sportiva ho imparato un piccolo trucco per affrontarla. Nella mia testa questa paura non è altro che una forma di paura del successo. Io stesso mi sono sorpreso, nei passaggi difficili, ad avere paura non tanto di fallire, bensì di riuscire […] Con la sconfitta facciamo i conti, con il successo no. È il momento in cui superiamo un problema a farci paura. Perché? Perché non sappiamo che fare dopo. […] cosa faccio se ho successo? […] La paura di fallire non ci fa progredire nella vita, perché non aiuta e non ha alcun senso. Al contrario ci blocca e ci fa essere peggiori”.
  7. “Dietro una persona che lavora molto su se stessa, c’è sempre la paura nuda e cruda”, spiega Bandelow. 
  8. “La cosa più importante in queste situazioni è dare ascolto alla propria voce interiore! Il rischio è certo, perché senza rischiare non arrivo da nessuna parte. Ma come è necessario il rischio, così dovrebbe contare anche la paura. Perché è la paura la migliore consigliera dell’alpinista”.
  9. “La paura mi rende migliore, perché indirizza il mio sguardo all’essenziale”.
  10. “Posso solo consigliare a tutti di andare incontro attivamente, una volta nella vita, alle proprie paure, semplicemente compiere il passo che non avremmo mai immaginato di compiere”.  

Oggi il mio rapporto con la paura è cambiato, grazie a questi libri e grazie all’equitazione. Per ora non ho avuto bisogno di leggere altro, 3 libri sulla paura mi sono bastati. In compenso ci lavoro ancora con il cavallo. Diciamo che questo è il mio esercizio, accade quello che Huber spiega bene: superare la paura dà piacere. Oltre ad essere una motiviazione a superare il limite. Il cavallo spaventa per l’altezza, per la velocità, per il fatto che non potrai mai avere il pieno controllo di un animale. Eppure è anche una scarica di adrenalina e piacere.

La paura appartiene a tutti. Anche a chi dice di non averne. A meno che non ci sia una patologia nell’incapacità di provare questa emozione, ce la troviamo tutti davanti. La paura non merita la fama di emozione negativa, tutt’al contrario: la paura fa bene.

“Solo chi, perso sulla parete, si espone direttamente agli inevitabili pericoli vivrà questa esperienza fondamentale, avrà l’esatta percezione della propria vita”. Alexander Huber

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