Che giornalismo è quello finanziato dai giganti dell’hi-tech?

Che giornalismo è quello finanziato dai giganti dell’hi-tech?

Che giornalismo è quello che sta consolidato la sua sopravvivenza grazie ai giganti dell’hi-tech? Una tendenza decennale con tantissimi esempi da riportare. Non da ultimo il lancio di qualche settimana fa del News Partner Program di Apple. 

Si tratta di una serie di iniziative introdotte da Apple per sostenere il giornalismo attraverso Apple News. L’intento è dare sostegno al miglior giornalismo in tutto il mondo, dare agli abbonati l’accesso a notizie affidabili e a un’informazione di qualità. Il programma è attivo per gli editori che forniscono abbonamento nel formato ANF (Apple News Format). E uno degli obiettivi è rendere dinamico il giornalismo, stimolando la ricerca di nuove forme di contenuti.

Apple ha dichiarato di essere attento alla sostenibilità economica degli editori suoi partner. E vuole non solo diffondere e sostenere buon giornalismo, ma anche sviluppare una cultura che lo sappia riconoscere.

L’interesse a vario titolo delle grandi aziende hi-tech non è più una notizia.

Dai tempi dell’acquisizione da parte di Amazon del Washington Post. Più recente è stato Google News Showcase: operazioni diverse ma stessa motivazione di base, ovvero l’interesse verso il giornalismo a cui spesso si aggiunge l’aggettivo buon. Per quanto riguarda i risvolti e i risultati, non è possibile tirare una riga netta e dire se siano buone o cattive idee. Dipende dal lato dal quale la si guarda e da un giudizio complessivo molto sfaccettato.

Perché ai giganti dell’hi-tech interessa finanziare il giornalismo?

Non è una domanda ingenua, e le risposte non si dovrebbero liquidare come scontate.

✔️Per lavarsi le coscienze (quando sono stati distributori di false notizie),
✔️Per combattere le fake news e diffondere buona informazione,
✔️Perché le news sono ancora remunerative (e questa sarebbe l’allegra notizia). Sicuramente sono essenziali. Non si vive senza informazione. Puoi essere nauseato dai tg e dai titoli dei giornali e decidere di non ascoltarli o leggerli più. Quando come cittadino e persona ti sarai disintossicato dal rumore delle news acchiapp ascolti e clic, vorrai di nuovo accedere all’informazione. Magari con rinnovato interesse, maggiore maturità e nuovi strumenti cognitivi.
✔️ Per avere il controllo ponendosi come partner della produzione d’informazione.

Il pensiero buono, invece, sarebbe questo: il buon giornalismo ha bisogno di essere finanziato. Possono essere i cittadini a pagare per averlo, oppure le grandi aziende a farlo affinché i propri clienti abbiano la migliore informazione possibile all’interno del miglior servizio possibile. Un servizio, azzardiamoci, che ha anche risvolti nel sociale perché aiuta la democrazia e il pensiero plurale.

Apple ha creato in tutto il mondo anche tre partnership per insegnare a fare buon giornalismo e buona informazione. Una di queste è con L’Osservatorio Permanente Giovani-Editori di Firenze.

Per Apple l’informazione è come la musica, ovvero essenziale. Questo fatto che le news buone fanno economia è cosa bella. È bello quando l’informazione, come la musica, crea un mercato nel quale pur circolando tanta spazzatura, c’è anche tanto talento. Ed è questo che dovrebbe fare più rumore.

È questa una delle formule più riuscite di sostenibilità (= sostentamento) dell’editoria? La sopravvivenza dei giornali oggi è un mix di sistemi immaginati e praticati negli ultimi decenni. Ma questa formula che finanzia il buon giornalismo non è un sistema per tutti, crea una selezione artificiale dei giornali, mediata in qualche modo dai big. E siamo sicuri che sia realmente sulla base della qualità?

Perché devi accettare delle condizioni per farne parte, condizioni dettate da Apple o da Google, o da Facebook. E si sa, quando entri in casa di qualcuno devi adeguarti e rispettare le sue regole.

Per il buon giornalismo che in passato ha combattuto spesso per essere indipendente dalle grandi aziende che finanziavano i giornali o che con la pubblicità hanno preteso di esercitare potere sull’informazione, questa è un’altra sfida. Per trovare nuove formule di trasparenza e autonomia senza rinnegare nuove opportunità di sostentamento.

Photo by Raphael Ferraz on Unsplash

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