Usciamo a riveder le stelle?

Conoscete la tecnica dei 101 desideri di Igor Sibaldi? Se non li avete mai fatti, c’è un video su Youtube che vi metto più sotto in cui Sibaldi spiega il funzionamento dei 101 desideri, come costruirli e come realizzarli. Ci vuole circa un anno. Io l’ho fatto durante l’ultimo lockdown, quest’inverno, e tra i desideri che avevo appuntato, c’era quello di tornare a fare viaggi stampa a giugno. E così è stato. Potere dell’esercizio? Delle riaperture? O degli uffici stampa travel che si sono ricordati di me? Fatto sta che è successo: sono tornata a viaggiare a giugno. 

Tra fine maggio e inizio giugno, ho fatto un viaggio stampa e mezzo. Il mezzo perché mi sono aggregata a un viaggio stampa durante un viaggio mio personale in Molise. E poi il weekend del 10-13 giugno sono stata a Merano, a Villa Eden. 

Appena rientrata a Milano da entrambi i viaggi, ho avuto una sensazione non bellissima: Milano mi è sembrata sia la prima che la seconda volta più brutta, più sporca, più malata. Sono stata in viaggio in due luoghi dove la natura è libera, forte, predominante e il confronto con Milano, città che adoro, è stato impietoso. Sono stata stazionaria a Milano per molti mesi, circa dieci, senza uscire da qui. Mi sono spostata in tarda primavera in due delle regioni, una a sud e una a nord, dove la natura diversissima è una medicina. Anzi, i residenti ci tengono a preservarla come panacea di tutti i mali. Insomma, non è tanto la vita che faccio a Milano, quanto l’ambiente che c’è che mi ha turbata: davvero voglio stare dentro questo cemento? Per quanto le amministrazioni stiano cercando di dare del verde a Milano, siamo ancora molto, molto lontani dalla necessità richiesta dal corpo e dalla mente. Siamo ancora in quello schema triste che a Milano per godere di tutto quello che offre devi avere i soldi per andare a rigenerarti altrove nel weekend. 

Ho avuto la sensazione che la pandemia non abbia cambiato questa cosa, l’ha accentuata semmai, perché in giro nelle metropolitane e per le strade, trovi chi tutti i weekend in montagna o al mare non ci può andare. 

Neanche io me lo posso permettere di fuggire tutti i weekend, ma ho trovato un lavoro che mi aiuta. E, onestamente, ho scelto questo lavoro anche per le possibilità che mi offre. Non avrei potuto fare un lavoro sedentario

Non sempre riusciamo in tutto ciò che vogliamo, ma sicuramente ci riusciamo quando cuore e subconscio sono allineati. A Villa Eden, a Merano, ho fatto un trattamento di kinesiologia che si chiama Touch for health durante il quale l’operatore toccava alcuni punti energetici del corpo e mi esortava a tirare fuori quello che avevo dentro allineando la parte coscia e inconscia dei miei desideri. Con il suo accento tedesco mi ha detto semplicemente “se tu vuoi questo davvero allora il tuo subconscio ti aiuta, ma se tu non lo vuoi davvero, credi, ma non è così, il tuo subconscio andrà da un’altra parte e tu sarai insoddisfatto, spaccato dentro”. 

Non dite quello che avrei detto io: “grazie al caxxo, a sapere come si fa a desiderare davvero e a farsi aiutare dal subconscio”, non lo dite perché non c’è un modo. Bisogna provare. Ma è questa la formula e in fondo la conosciamo già, perché basta ricordarsene e andare a cercare nella memoria quella volta in cui ci siamo riusciti. Non è sparita, si può rimettere in pratica, magari con qualche tecnica, sicuramente se siamo disposti ad ascoltare il cuore con l’istinto, lasciando il pensiero a fare un altro tipo di lavoro per cui è utilissimo.

Quello che mi piace dei viaggi non è il luogo che vedo, sì certo quello è scontato, ma la gente che conosco e quello che imparo. Il souvenir interiore che mi porto. Il nomade è colui che soffre le regole della società, che cerca lontano gli elementi della sussistenza. In questo mi sento molto nomade: soffro gli schemi e vado via per cercare cibo interiore. Chi ha sangue del gruppo B, come me, questo lo sa perché deriviamo dai popoli nomadi del Medio Oriente. E quella cosa di star fermo a lungo non ci riesce. L’inquietudine si placa mettendosi in movimento fisicamente e mentalmente. Soprattutto verso i propri desideri. La tecnica di Silbadi ha esattamente questo scopo, perché come dice lui, una volta che inizi a realizzare i primi, poi degli altri non ti interessa più nulla. Metterti in moto è la cosa più importante. Spoiler: molti desideri non li ho realizzati, ho un anno di tempo, ma ho smantellato quella lista, anche perché so di aver fatto degli errori a compilarla.

La tecnica dei 101 desideri

Prendi due quaderni, uno di brutta e uno di bella. Nella brutta scrivi 150 desideri seguendo queste regole: 

  • inizia ogni frase con “Io voglio…”
  • evita il non
  • fai frasi lunghe massimo 14 parole per poterle leggere tutte insieme senza pause
  • non fare paragoni
  • niente desideri seriali
  • non si possono chiedere soldi
  • non si possono chiedere desideri per gli altri.

Poi scegline 101 e scrivili in bella. E leggili ogni giorno. Il riminder aiuta a voler realizzare e, direi, anche ad allineare cuore e subconscio. 

Ricordate, il vero problema non è quasi mai dove abbiamo dolore

George Goodheart 

Photo by Nick Reynolds on Unsplash

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