Volevo essere un duro, ma ero libero

Volevo essere un duro, ma ero libero

C’è chi sale sul palco per vincere, e chi lo fa per ricordarti che non è quello il punto. Lucio Corsi porta Volevo essere un duro all’Eurovision e spiazza tutti, ancora una volta. Perché non interpreta un ruolo: lo smonta. Non gioca a fare il maschio alfa, lo prende in giro. Con l’eleganza di chi sa che stare ai margini è spesso il modo migliore per vedere le cose con chiarezza.

Volevo essere un duro: la canzone che smonta il mito del maschio alfa

Lucio non è arrivato qui rincorrendo le luci della ribalta. Ci è arrivato senza inseguire nessuno, e forse proprio per questo oggi è uno dei nomi più interessanti della scena musicale italiana. La sua estetica glam rurale, le narrazioni surreali, la dolce anarchia di chi non si allinea: tutto grida una verità che conosce bene chi non ha mai avuto paura di essere “il secondo”, l’outsider, quello che non entra nelle categorie comode.

Essere secondi è un atto politico

Nel mio libro ho scritto che essere secondi non significa perdere. Significa stare in un altro posto. Un posto meno affollato, più silenzioso, dove il successo non è una prestazione da dimostrare ma una coerenza da abitare. E quesro essere secondi Lucio Corsi lo incarna perfettamente. In un’epoca in cui tutto deve urlare per esistere, lui sussurra. In un’industria che premia la performance, lui canta il fallimento con tenerezza e ironia.

L’identità che non serve dimostrare: fragile, coerente, libera

Volevo essere un duro è molto più di una canzone pop: è una dichiarazione filosofica. Un inno a chi ha provato a diventare qualcosa che non era, e ha scoperto che va bene così. È anche un messaggio politico, se vogliamo: contro le maschere tossiche, contro l’idea che si debba sempre dimostrare qualcosa a qualcuno.

E poi c’è il gesto artistico, che è sempre anche un gesto sociale: portare a un palco iper-televisivo un brano che parla della fragilità maschile senza mai essere lamentoso, della costruzione dell’identità senza diventare lezioni di sociologia. È l’equilibrio raro tra profondità e leggerezza che solo i veri autori riescono a reggere.

Corsi non gioca a fare il diverso. Lo è. E la sua diversità è un atto di libertà. Una libertà che oggi, per chi racconta storie, per chi scrive, canta o fa politica culturale, è l’unica posizione credibile.

📘 Se questo tema ti interessa, ne parlo anche nel mio libro.
🎧 Puoi ascoltarlo su Audible: cerca “Secondo a chi?” di Valentina Ciannamea.
È una lettura per chi ha smesso di inseguire l’approvazione e ha cominciato a cercare senso.

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