I cavalli come maestri di leadership

I cavalli come maestri di leadership

Quando ascolto la voce di Emanuele Radice al telefono sento un tono energico e veloce come un Purosangue, equilibrato come un Quarter Horse. Non è un caso che cito due razze equine perché Emanuele Radice è coach, imprenditore, scrittore che ha costruito tutta la sua vita e la sua professione a partire dall’addestramento dei cavalli. Sono loro ad avergli dato l’ispirazione per brevettare il metodo di Leadership sferica che Emanuele ha portato nelle aziende e tra i manager. Il suo è un modello di leadership unico perché fondato sugli elementi del mondo equestre, ed efficace perché i cavalli sono dotati di una sensibilità straordinaria, capaci di leggere da fuori tutto ciò che c’è dentro. 

Emanuele Radice, da addestratore a trainer

La sua storia parte da ragazzo: “A 19 anni ho aperto la mia prima azienda,  ma la passione per i cavalli è iniziata da bambino. Eravamo a metà degli anni 80, e stavo trascorrendo le vacanze in Valle d’Intelvi con la nonna. Avevo 10 anni. Ho visto spuntare un cavallo dietro a un recinto e mi sono emozionato. Un giorno mia nonna mi ha detto: ‘andiamo a cavallo’. Ho fatto la prima lezione di equitazione ed è stata una pessima esperienza: quell’insegnante giovane sapeva comunicare in modo tecnico, ma senza spiegare cosa fare. Così mi ero convinto che a lezione di equitazione bisognava prendere delle grandi legnate. Tornato dalla montagna, però, non mi sono fermato e ho continuato le mie lezioni in un centro equestre molto noto a Como, il Grillo, dove ho avuto la mia illuminazione, ovvero, prima di montarli i cavalli vanno addestrati. Così ho capito che se volevo cavalcare bene dovevo diventare addestratore di cavalli”. 

Emanuele ha seguito la sua vocazione lasciandosi conquistare dal lavoro di un addestratore del centro e, a 14 anni, ha deciso che quello sarebbe stato il suo mestiere. 

“Avevo fatto una scelta controcorrente rispetto alla mia famiglia di imprenditori del mobile. Mio padre non fu affatto contrario, mi disse che se volevo fare l’addestratore avrei dovuto essere il migliore. Mi chiese chi fossero gli addestratori più bravi del mondo. Ogni anno mi metteva su un aereo per andare ad imparare da loro. Mio padre non sapeva niente di cavalli ma continuava a dirmi di non avere un pensiero locale, e di allargare lo sguardo al mondo. Così ho appreso dai più grandi professionisti del settore come John Lyons e Buck Brannaman le tecniche di addestramento che in Italia non erano ancora arrivate. Trascorrevo insieme a loro 15, 20 giorni all’anno, e avevo capito che avrei dovuto costruire un mosaico di esperienze per comporre un apprendimento personalizzato. Mi sono creato un percorso unico. Con il tempo ho affinato la mia tecnica frequentando la Scuola Reale Andalusa dell’Arte Equestre a Jerez de la Frontera”. 

Ma il mentore che lo ha accompagnato in questa formazione personalizzata è stato l’addestratore italiano Vincenzo Bucci. Giovanissimo Emanuele fu assunto da Eros Ramazzotti per addestrare i suoi cavalli. Un’esperienza durata qualche anno al termine della quale Ramazzotti gli diede la possibilità di prendere alcuni cavalli. “Me ne regalò 4 e io scelsi 3 puledri e una cavalla incinta. Dovevo trovare un posto dove tenerli, così recuperai un maneggio che doveva essere rimesso a posto. In tutte queste svolte, mio padre era sempre lì a ricordami i passi che avrei dovuto fare, ovvero, non pensare a un maneggio ma a un business più grande: dovevo immaginarmi imprenditore”. 

Emanuele restaura il maneggio e apre una scuola dove il cavaliere diventa pilota e meccanico, ovvero sa gestire il cavallo, sa guidarlo ma allo stesso tempo è preparato da un punto di vista tecnico. “È andata bene, ho costruito una struttura laddove i miei genitori mi davano i semi per erigere una professione non da libero professionista ma da imprenditore. Ho individuato ciò che poteva rendermi diverso dagli altri centri ippici ed è stato proprio l’addestramento dei cavalli la caratteristica che mi rendeva più appetibile. Avevo creato un sistema gestibile per un ragazzo di 20 anni, ma di nuovo mio padre incalzava perché crescessi ulteriormente. Così sotto la sua spinta ho trovato una struttura più grande con 70 cavalli. Non ero convinto perché avevo già fatto enormi sforzi con il primo maneggio. Ho accettato la nuova sfida, tuttavia, sono entrato in crisi con mio padre perché sentivo che mi aveva spinto verso un percorso molto più complesso. Mia madre che è stata general manager mi ha insegnato a gestire l’azienda applicando un altro sistema, e ho capito che questa dimensione imprenditoriale mi piaceva. Ho inventato tante formule di business dentro il maneggio, come per esempio gli eventi. Avevo ottenuto ottimi risultati ma ero stato spinto dalla paura di fallire invece che dal desiderio di successo. Ero andato in crisi e volevo cambiare settore”. 

Dall’equitazione classica ai cavalli come ispirazione nelle aziende

È da questa crisi che Emanuele Radice amplia le sue competenze di addestratore di cavalli con quelle della leadership, della programmazione neurolinguistica, della crescita personale. “L’insoddisfazione che provavo in quel periodo mi ha portato a formarmi in altre aree. Continuavo con l’attività del maneggio che funzionava da solo, come imprenditore avevo un sistema che lavorava per me. Così ho cercato nuove competenze, tra le quali quelle finanziarie e più studiavo finanza comportamentale e più la comparavo al mondo dell’equitazione. Questo insolito intreccio mi ha portato a dedicarmi alla formazione nelle aziende, ma mi occupo anche di professionisti che vogliono fare una crescita professionale e personale. Dell’equitazione prendo tutti quegli elementi utili che ti insegnano proprio i cavalli ovvero la comunicazione e la leadership. Lavorandoci su, ho creato un prodotto a tema leadership proprio per le aziende. Per lanciarlo ho organizzato un open day chiedendo aiuto agli amici per proporre un format di team building chiamato The Leader. Dopo la presentazione mi contattò una counselor aziendale e piano piano a seguire sono arrivati i primi manager e le prime aziende. Era il 2017 ed era nata una nuova realtà: Emanuele Radice Training con nuove aree di lavoro come i percorsi one to one, i team building, i seminari online. Oggi lavoro soprattutto nell’area della leadership”. 

La storia di Emanuele Radice rispecchia molte storie di imprenditoria tra vocazioni, crisi e cambiamenti del destino, ma c’è un unico filo conduttore che lega tutte le sue svolte, ovvero, i cavalli. Sono loro che lo hanno sempre guidato e che gli sono stati a fianco anche quando se ne è apparentemente allontanato per fondare altri business come una linea di abbigliamento. Oggi Emanuele continua la sua attività di addestratore per pochi clienti, e ha sviluppato il suo business principale sulla diffusione della leadership sferica, il modello nato proprio grazie a tutto ciò che nella vita gli hanno insegnato i cavalli. E sono loro i principali collaboratori negli incontri con i clienti. 

Che cos’è e come funziona la leadership sferica 

“Il termine sferica nasce dalla visione rotonda che consente di avere questo tipo di leadership: da qualsiasi angolazione la guardi è coerente, è come una sfera che sfrutta l’inerzia e autoalimenta la sua energia, il suo movimento. Immaginiamo di tagliare la sfera in due, troveremo all’interno un nucleo e 4 cerchi concentrici. Il nucleo è la persona, è al centro della sfera ed è da lì che ci allarghiamo verso i 4 cerchi. I cavalli da cui apprendiamo la comunicazione partono dalle viscere e quindi dal nucleo, ovvero, dalla persona. Il primo cerchio più piccolo lo chiameremo Io come individuo e riguarda la consapevolezza di sé. Il secondo è Io come individuo nel gruppo, e concerne il contributo che si può dare nella collettività. Il terzo cerchio è Il gruppo come individuo e come unità di pensiero e connessione e, infine, il quarto cerchio è Il gruppo prima dell’io, ovvero, l’unità pensante prima di me.

È su questi aspetti che i manager, i team o le singole persone lavorano per raggiungere i propri obiettivi nel percorso che affrontano con la leadership sferica di Emanuele Radice. 

“Questa visione consente di lavorare a partire da se stessi verso il gruppo ed è ciò che succede ai cavalli nel branco. Il cavallo è un esperto di leadership, ci consente di allenare l’intelligenza emotiva. È abile nella mimica comportamentale, sa comprendere come nessun altro animale il linguaggio non verbale e sa riconoscere la coerenza tra ciò che l’individuo prova e il linguaggio del corpo. Se sembri calmo, ma in realtà non lo sei, i cavalli lo capiscono. Sono ottimi maestri nella lettura delle emozioni e nel riconoscere l’integrità tra i gesti esteriori che compiamo e ciò che realmente proviamo dentro di noi. Inoltre, cerco di lavorare in ecologia, ovvero con una comunicazione non inquinata dall’ambiente che ci circonda. Fa bene alle persone e fa bene al cavallo”. 

Il modello di Leadership sferica ha anche un altro vantaggio: è ad alto impatto e veloce. L’incontro con il cavallo, soprattutto per chi non ha conoscenza dell’animale forte e sensibile è molto intenso, ma i cavalli sono anche veloci nel dare un feedback. “È esattamente così: i cavalli comunicano velocemente e costantemente così puoi capire se stai andando bene nella comunicazione con loro oppure devi trovare un’altra strada. Questo significa trovare altre risorse, indagare su di noi, ma in tempi rapidi. La leadership dei cavalli è molto simile a quella delle persone, per cui impari a riconoscere presto gli standard a cui bisogna arrivare senza avere dubbi. E questo la rende davvero efficace”.

Foto di Vladimir Vujeva su Unsplash

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