Come fare luce sulla salute mentale attraverso le nostre Crepe

Come fare luce sulla salute mentale attraverso le nostre Crepe

Ci sono anche io in Crepe, il podcast dedicato alla salute mentale. Invece, di nascondere la mia partecipazione per tenere nel buio lo stress di cui ho sofferto, ho deciso di portare alla luce la mia storia. L’ho sempre fatto, da quando ho avuto consapevolezza di quello che ho vissuto, sia privatamente che pubblicamente perché so che può essere d’aiuto agli altri. Perché non sono l’unica ad averne sofferto, aumentano i casi di chi soffre di burnout e allora voglio condividere la cassetta degli attrezzi che mi sono costruita. Oggi funziona per me e potrà funzionare forse per qualcun altro. Non è un processo di guarigione, non è un metodo che elimina per sempre un problema, ma un percorso che porta a vivere sempre meglio, anche quando certe circostanze si ripresentano nella vita. Ogni volta è possibile riconoscere e superare prima quei momenti. 

Crepe è un podcast di Generali prodotto da piano P. I branded poscast possono avere un grande utilità per chi li ascolta. Questo è uno dei vantaggi che un brand può ricevere nell’investire in un contenuto di valore come i branded podcast dove non è l’azienda ad essere raccontata, ma i valori in cui quella azienda si riconosce, offrendo un servizio alla comunità di clienti e possibili clienti. 

Crepe, la puntata numero 4 sullo stress lavoro correlato

Lo stress lavoro correlato mi è stato diagnosticato nel 2011. Solo dieci anni più tardi il burnout è stato riconosciuto come “Sindrome legata al lavoro” dall’Organizzazione mondiale della salute. Diventare consapevole di quanto stessi vivendo in quegli anni è stato, perciò, un percorso tortuoso perché non sapevo cosa mi stesse succedendo. Conoscevo il mobbing che è un’altra cosa, ma non una definizione adatta alla mia condizione. Oggi è ancora più importare dare il giusto nome a quello che succede nei luoghi di lavoro proprio perché abbiamo più parole a disposizione per esprimere esperienze invalidanti. E, naturalmente, molti più strumenti per uscirne. Il primo passo fondamentale è eliminare il tabù e lo stigma in azienda. Perché questa è una vulnerabilità di cui tutti possono soffrire e, invece, viene vista spesso come una fragilità del singolo individuo. 

In questa puntata, la psicologa e psicoterapeuta Maria Chiara Gugiari analizza la mia condizione e fornisce il punto di vista specialistico sulla sindrome che spesso non viene riconosciuta perché riteniamo l’insonnia, il malumore, il mal di testa, elementi normali e passeggeri dello stress derivato dal lavoro e da un ambiente lavorativo non sano. Questo finché non diventa invalidante per il lavoratore. Solo a questo punto si interviene e di solito, chi ne soffre affronta da solo il percorso, mentre le aziende faticano a dare il supporto di cui tutti i dipendenti hanno bisogno. Riconoscere i sintomi sia quando sono vissuti in prima persona che quando sia qualcun altro a viverli rende più facile traghettare chi soffre di burnout verso una migliore condizione di salute, superando una condizione momentanea che non deve portare necessariamente a un cambio radicale di lavoro. 

La puntata numero 3, l’ansia

Tra le tante puntate di Crepe, una che mi ha particolarmente colpita è la storia di Stefano che soffre di ansia al punto da essere stata particolarmente invalidante in una fase della sua vita. I disturbi d’ansia sono molto diffusi: ne soffre il 20% della popolazione mondiale. L’ansia viene accettata a tal punto nella vita di chi ne soffre che non ci si preoccupa quasi più di risolverla, finché non permette più di vivere al punto di dover chiedere aiuto. E, talvolta, farlo richiede il superamento di molti pregiudizi legati a un percorso medico e psicoterapeutico. La storia di Stefano ci dimostra che nei casi migliori l’ansia si può superare, ma si può anche imparare a gestirla con grande successo e vivere meglio.  

Foto di Samuel Scrimshaw su Unsplash

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